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                   La cappa nera: divisa storica delle Misericordie d’Italia.

La cappa nera, o veste storica, è il simbolo di una tradizione che dura da quasi 800 anni.
La veste richiama quella che i Fratelli della prima storica Misericordia, indossavano per i loro servizi. In essa è racchiuso un significato ad alto valore simbolico che è poi l'emblema dello spirito di Misericordia: fare del bene senza essere riconosciuti. Si tratta infatti di una casacca nera, detta Cappa, con un cappuccio che copre per intero il volto, la Buffa. Alla cintola, infine, un cordone con una corona terminante con un medaglione con l'effige della Madonna del santo Rosario.
La Cappa è lunga sino a coprire i piedi del Fratello, questo, nella tradizione, simboleggia l'impossibilità di riconoscere il proprio benefattore in quanto era impossibile anche scorgere se esso calzasse o meno delle scarpe e quindi se appartenesse ad una casta agiata. Come detto, infine, il volto era coperto dalla Buffa. L'anonimato dell'opera di Misericordia si concretizza col fatto che il benefattore dovesse ricevere come ricompensa per i propri servizi nulla più di un bicchier d'acqua.


LE MISERICORDIE D’ITALIA


La Misericordia di Assemini (fondata nell’aprile del 1986) è un associazione di volontariato iscritta al registro regionale del volontariato ed è anche una Confraternita, ossia un aggregazione di fedeli laici che hanno deciso di servire il prossimo bisognoso secondo le opere evangeliche di misericordia corporali e spirituali come dar da mangiare agli affamati, consolare gli afflitti, visitare gli infermi ecc".

"Secondo la tradizione la prima Misericordia, quella di Firenze, venne fondata nel 1244 dal frate domenicano Pietro da Verona, poi divenuto Santo con il titolo di "Pietro Martire". Siamo negli anni in cui il confronto fra la Chiesa e l'Impero si fa più aspro. Frà Pietro comprende bene le potenzialità offerte dall'associazionismo spontaneo dei fedeli, ma l'informalità, l'assenza di Statuti redatti in conformità ai principi stabiliti della Chiesa, espone al rischio di eresia queste forme di aggregazione, tanto più che il IV Concilio Lateranense del 1215, aveva fissato limiti precisi all'associazionismo laico.
Suggerisce, quindi, a queste associazioni spontanee di adottare Statuti ed Ordinamenti più consoni. 
Il primo documento conosciuto in cui si cita la Misericordia risale al 1321 ed attesta che, in quel momento, la Compagnia dispone dei capitali necessari per l'acquisto di una casa davanti al Battistero di Firenze nell’attuale Piazza Duomo".

 

Il 14 agosto dell’anno 1244, Pietro da Verona, frate Domenicano, alla vigilia dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, fonda la Compagnia di Santa Maria Della Misericordia poi Misericordia.

Fu chiamato per combattere gli eretici sotto richiesta esplicita del popolo fiorentino, durante l’affronto il domenicano morì martire, i capitani deposero le armi e diedero inizio all’opera di carità donando il cuore ai “miseri”, da qui l’etimologia della parola “Misericordia” da Miseris-cor-dare: ossia Misericordia. Dalla nascita della Misericordia di Firenze presero via le altre Confraternite diffondendosi prima in Toscana poi in Italia e nel resto del Mondo, in seguito attraverso i secoli per poi arrivare ai nostri giorni, i confratelli della Misericordia, accorrono laddove c’è bisogno della loro opera, sorretti ed animati da quello spirito di carità che distingue le Misericordie dagli altri enti che operano nel pronto soccorso e nell’assistenza pubblica, lo spirito che li spinge è dettato dall’amore verso il prossimo secondo i dettami del vangelo ”NON SAPPIA LA TUA SINISTRA QUELLO CHE FA LA TUA DESTRA”.

L’animo che funge da motore alle Misericordie è il comandamento ”amerai il signore Dio tuo e amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Da qui la tradizione cristiana della carità dell’uomo verso l’altro che ha dato origine alle OPERE DI MISERICORDIA.

Il volontariato delle Misericordie è volontariato cristiano e come tale si configura all’interno del movimento delle Misericordie che E’ e DEVE irrinunciabilmente continuare ad essere di tipo ecclesiale e che quindi concerne la chiesa. Un iscritto, dopo il periodo di “ASPIRANTATO”, può DECIDERE di divenire “fratello di misericordia” ricevendo la solenne vestizione, fa una scelta, frutto di una motivazione alla quale è stata data una immagine, una ragione, un valore, un fine preciso.

Il fratello di Misericordia riceve dall’assistito la propria ideale retribuzione solo nella coscienza del dovere compiuto e lo ringrazia con l’espressione del tradizionale moto “che iddio te ne renda merito”.

In questa frase è riassunta la dimensione del volontariato cristiano che davanti a sé non troverà soltanto un uomo che soffre, ma il Cristo, e lo ringrazia per avergli permesso di aver effettuato la sua opera.

La crescita individuale di ogni uomo deve essere data dalla condivisione delle sofferenze del mondo, dando incondizionatamente amore e sostentamento.


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